martedì 11 dicembre 2012

Sono sicuramente molti gli aspetti che caratterizzano la filosofia di Nietzsche, ma quello che mi ha colpito maggiormente riguarda il principio della morte di Dio, anche se mi sembra alquanto assurdo analizzare un unico aspetto di questo complesso e articolato pensiero, dove ogni elemento è strettamente collegato a quello precedente e a quello successivo, proprio come un puzzle. Nietzche afferma che gli uomini stessi hanno ucciso Dio in quanto lo hanno allontanato dalla loro esistenza e, di conseguenza tutti i valori fondamentali, perdendo ogni punto di riferimento. Mi sembra che da questa teoria si possano trovare molti elementi di collegamento con la vita e con le tendenze odierne; per esempio il fatto che gli uomini al tempo di Nietzsche avessero abbandonato Dio mi sembra che rispecchi molto la condizione attuale della maggior parte della gente, almeno dei miei coetanei che sembrano non avere più quella considerazione nei confronti di Dio e della chiesa come invece era tempo fa. Infatti una volta si metteva al primo posto, in qualsiasi ambito della vita, i principi esposti dalla chiesa e si seguivano fedelmente, considerandoli come vere e proprie leggi assolute, la cui autorità non era mai messa in discussione. Ora non è proprio più così, direi, la chiesa assume un ruolo marginale nella nostra vita, i pochi praticanti non rispettano in modo completo certi principi ecclesiastici. Ovviamente espongo questo mio pensiero paragonando il nostro “oggi” ai “vecchi tempi” e non è certo mia intenzione mettere in dubbio che esistano ancora oggi persone molto credenti, in tutto e per tutto, così com'era allora, anche se, obbiettivamente, questi sono una ristretta minoranza. Avendo “perso di vista” Dio e i suoi insegnamenti anche i valori delle persone sono molto cambiati, proprio come denunciava, a suo tempo, Nietzsche. Anche oggi è così, infatti l'essere credente o no comporta, conseguentemente, il credere in certi tipi di valori e rifiutarne altri; così, ponendo un chiaro esempio, se per una persona seguace di Dio un valore importante può essere la famiglia, e quindi avere anche dei figli; per chi non conosce Dio nella propria vita sposarsi e avere dei bambini può non essere importante, se non un evento da evitare. Ed è esattamente così per ogni altro tipo d'aspetto che si voglia considerare. Da ciò che è stato enunciato fino ad ora mi sembra evidente che, volendo analizzare questo particolare aspetto del pensiero nietzscheiano, i punti in comune con la nostra vita e con la nostra società sono lampanti. Per comprendere in modo adeguato che cosa significa la ''morte di Dio'' occorre tenere presente che per Nietzsche Dio sostanzialmente: 1)il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell'essere al di là dell'essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo; 2) la personificazione delle certezze ultime dell'umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni per dare un ''senso'' e un ordine ''rassicuranet'' alla vita. Il primo punto è connesso alla convinzione nietzscheana secondo cui Dio e l'oltremondo hanno storicamente rappresentato una fuga della vita e una rivolta contro questo mondo.


« Dio è morto. Dio resta morto. E noi l'abbiamo ucciso. Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni? »
(Nietzsche, La Gaia Scienza, Sezione 125)